MIA Photo Fair 2023
March, 23rd TO 26th, 2023
Wednesday 22 March PREVIEW ON INVITATION
Thursday 23 March 12:00 – 21:00
Friday 24 March 12:00 – 21:00
Saturday 25 March 11:00 – 20:00
Sunday 26 March 11:00 – 20:00
at SUPERSTUDIO MAXI, Via Moncucco 35 Milan, Italy
MIA Photo Fair 2023
March, 23rd TO 26th, 2023
Wednesday 22 March PREVIEW ON INVITATION
Thursday 23 March 12:00 – 21:00
Friday 24 March 12:00 – 21:00
Saturday 25 March 11:00 – 20:00
Sunday 26 March 11:00 – 20:00
at SUPERSTUDIO MAXI, Via Moncucco 35 Milan, Italy
(EN)
The photographic group project presented by Luisa Catucci Gallery at the MIA PHOTO FAIR 2023,
offers an original viewpoint on the female spirit and the universal female gaze, inspired by the famous theory of the Israeli artist, psychoanalyst, clinical psychologist, writer, and painter Bracha L. Ettinger.
Her theory, The Matrixial Gaze, which revolutionized psychoanalysis back in the 1990s, brought out a feminine-maternal-matrixial dimension in artistic creativity and in the ethics of care and responsibility, which goes far beyond the sexuality of the individual or their gender. A ‘feminine vision’, which comes to oppose the phallic and phallocentric vision proposed by Freud.
The exhibition project, therefore, becomes an allegory of the feminine and maternal nurturing principles of home and nature.
On show:
Elena Helfrecht – Elisabeth Masé – Loreal Prystaj – Zak van Biljon
(IT)
Il progetto fotografico di gruppo presentato dalla Luisa Catucci Gallery al MIA PHOTO FAIR 2023, offre un punto di vista originale sullo spirito femminile e sullo sguardo femminile universale, ispirandosi alla famosa teoria dell’artista, psicoanalista, psicologa clinica, scrittrice e pittrice israeliana Bracha L. Ettinger. La sua teoria, The Matrixial Gaze, che ha rivoluzionato la psicoanalisi giá negli anni novanta, ha portato in evidenza una dimensione femminile-materna-matrixial (matriciale) nella creatività artistica e nell’etica della cura e della responsabilità, che va ben oltre la sessualitá dell’individuo o il suo gender.
Una “visione al femminile”, che viene a contrapporsi alla visione fallica e fallocentrica proposta da Freud.
Il progetto espositivo diventa così una allegoria dei principi nutritivi femminili e materni della casa e della natura.
In mostra: Elena Helfrecht – Elisabeth Masé – Loreal Prystaj – Zak van Biljon
(EN)
The photographs ‘The Mantel, Gideon, and Marie’ by Swiss artist Elisabeth Masé are part of the first phase of an art project entitled ‘The Mantel’ carried out by the artist in Benin, West Africa, in 2017, involving physical performance, photography, video, and dance. The two shots are part of a series of photographs, capturing the outcome of the first phase of the project – based on the traditional women’s craft of embroidery – portraying the participants of the performance.
In Ouidah, Benin, Elisabeth Masé gathered people from different cultures, genders, and religions around a table to embroider a cloak of heavy red linen. The subject of the embroidery is the idea of protection.
In order to omit any reference to their origins and social status, the participants wore beige-gold clothing and, in the action of embroidering texts and ornaments of their own devising, they themselves defined the personal meaning of protection.
The project evolved into a dance performance performed in Europe, the United States, and Africa since 2018, realized in collaboration with the Tchekpo International Dance Company.
(IT)
Le fotografie “The Mantel, Gideon and Marie” dell’artista svizzera Elisabeth Masé fanno parte della prima fase di un progetto artistico intitolato “The Mantel” realizzato dall’artista in Benin, Africa occidentale, nel 2017, e che involve performance fisica, fotografia, video, e danza. I due scatti fanno parte di una serie di fotografie, che catturano il risultato della prima fase del progetto – basato sull’artigianato tradizionale femminile del ricamo – e che ritraggono i partecipanti della performance.
A Ouidah, in Benin, Elisabeth Masé ha riunito intorno a un tavolo persone di culture, generi e religioni diverse per ricamare un mantello di pesante lino rosso. Il soggetto del ricamo è l’idea di protezione.
Per omettere ogni riferimento alle loro origini e al loro status sociale, i partecipanti hanno indossato abiti beige-oro e, nell’azione di ricamare testi e ornamenti di propria ideazione, sono stati loro stessi a definire il significato personale di protezione.
Il progetto si è evoluto in uno spettacolo di danza rappresentato in Europa, Stati Uniti e Africa dal 2018, realizzato in collaborazione con la Tchekpo International Dance Company.
(EN)
The photographs by German artist Elena Helfrecht presented by Luisa Catucci Gallery at MIA Photo Fair 2023 are part of a series of photos entitled ‘Plexus’. “Plexus” presents still life shots that emerge from inherited trauma and post-memory, exploring the family as an essential element of psychological and cultural processes in history.
Following the death of her grandmother, the artist returned to the family estate in Bavaria and used the house and its archive as the stage and protagonists of an allegorical work. In the process of reconnecting the fragmentary history of her female lineage, the term ‘re-membering’ becomes literal. Immersing herself in this story, Elena Helfrecht fills in the blanks with dreams, associations, and imaginary scenes to create a narrative that transcends personal and national boundaries.
The objects and architecture of the house become parabolic proxies and open a gap between the past and the present.
The images are permeated by a figurative search for apparent recurrences in history, echoing the artist’s repetition of her mother’s and grandmother’s behaviour. Addressing a past that spans four generations, a renewed sense of identity provides a ground for a detailed investigation of post-memory, mental health, war, and history.
(IT)
Le fotografie della artista tedesca Elena Helfrecht presentate dalla Luisa Catucci Gallery al MIA Photo Fair 2023 fanno parte di una serie di foto intitolata “Plexus”. “Plexus” presenta scatti di nature morte che emergono da traumi ereditati e dalla postmemoria, esplorando la famiglia come elemento essenziale dei processi psicologici e culturali nella storia. In seguito alla morte della nonna, l’artista è tornata nella tenuta di famiglia in Baviera e ha utilizzato la casa e il suo archivio come palcoscenico e protagonisti di un’opera allegorica.
Nel processo di ricollegare la storia frammentaria del suo lignaggio femminile, il termine “ri-membrare” diventa letterale. Immergendosi in questa storia, Elena Helfrecht riempie i vuoti con sogni, associazioni e scene immaginarie per creare una narrazione che supera i confini personali e nazionali. Gli oggetti e l’architettura della casa diventano proxy parabolici e aprono un varco tra il passato e il presente.
Le immagini sono permeate da una ricerca figurativa di apparenti ricorrenze nella storia, che riecheggia la ripetizione da parte dell’artista dei comportamenti della madre e della nonna. Affrontando un passato che attraversa quattro generazioni, un rinnovato senso di identità fornisce un terreno per un’indagine dettagliata sulla post-memoria, la salute mentale, la guerra e la storia.
(EN)
Loreal Prystaj is an American visual artist based in London and New York. Her work revolves around the phenomenology of consciousness, lived experience, and the surreal. Grounded in disrupting the “conventional” environment to reveal its psychological impact on the individual or collective, she uses photography, moving-image, sculpture, and installation to construct a mise-en-scène highlighting the relationship between the environment and its effect on one’s subconscious through storytelling and symbolism.
Her work oftentimes exposes the relationship between time and space, with a juxtaposition of the human form and its environment. She expresses ideas by using photography as her base medium and expands ideas through video, installation, performance, and interactive pieces.
Often nature is implemented in her work, and she uses symbolism in order to find the animate in the inanimate and to break the animate down to its essential components.
Prystaj saw her first solo show take place in New York’s Lower East Side, exhibiting venue Gallery Sensei, introducing her renowned series, Being (February, 2015). Since then, she continues to exhibit in New York, along with showing bodies of work internationally, such as Japan, France, Italy, China, Finland, and throughout the States. This Fall 2017, she will be attending the Royal College of Art in London to receive her MA in photography.
(IT)
Loreal Prystaj è un’artista visiva americana con sede a Londra e a New York. Il suo lavoro ruota intorno alla fenomenologia della coscienza, dell’esperienza vissuta e del surreale. Basandosi sulla rottura dell’ambiente ‘convenzionale’ per rivelare il suo impatto psicologico sull’individuo o sulla collettività, utilizza la fotografia, l’immagine in movimento, la scultura e l’installazione per costruire una messa in scena che evidenzia la relazione tra l’ambiente e il suo effetto sul subconscio attraverso la narrazione e il simbolismo.
Il suo lavoro spesso espone il rapporto tra il tempo e lo spazio, con una giustapposizione tra la forma umana e il suo ambiente. Esprime idee utilizzando la fotografia come mezzo di base ed espande le idee attraverso video, installazioni, performance e pezzi interattivi.
Spesso la natura viene implementata nel suo lavoro e lei utilizza il simbolismo per trovare l’animato nell’inanimato e per scomporre l’animato nei suoi componenti essenziali.
La Prystaj ha tenuto la sua prima mostra personale nel Lower East Side di New York, presso la Gallery Sensei, presentando la sua rinomata serie Being (febbraio 2015). Da allora, continua a esporre a New York, oltre a presentare corpi di lavoro a livello internazionale, come in Giappone, Francia, Italia, Cina, Finlandia e in tutti gli Stati Uniti. Nell’autunno 2017, frequenterà il Royal College of Art di Londra per ricevere un master in fotografia.
(EN)
Zak van Biljon‘s photography presents a modern view of nature’s beauty.
He captures near-infrared light using a technique that reflects the light off the cell structure of plant leaves, creating vivid pinks and reds. This approach offers a unique perspective on nature, bringing attention to the changing relationship between humanity and nature due to urbanization and technology.
Through his photographs, Zak aims to remind viewers of the real landscape and encourage a connection with nature.
The pieces presented at MIA Fair 2023 underline the indissoluble relation between Nature and the sacred feminine.
(IT)
La fotografia di Zak van Biljon presenta una visione moderna della bellezza della natura. L’artista cattura la luce vicino all’infrarosso utilizzando una tecnica che riflette la luce sulla struttura cellulare delle foglie delle piante, creando rosa e rossi vividi. Questo approccio offre una prospettiva unica sulla natura, portando l’attenzione sul cambiamento del rapporto tra l’umanità e la natura a causa dell’urbanizzazione e della tecnologia.
Attraverso le sue fotografie, Zak vuole ricordare agli spettatori il paesaggio reale e incoraggiare un legame con la natura.
Le opere presentate alla MIA Fair 2023 sottolineano l’indissolubile relazione tra la natura e il femminino sacro.